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Giorgia Crimi

La Direttiva Copyright è stata approvata: dialogo immaginario con l’internauta disperato

Aggiornamento: 5 ott 2019

L’APPROVAZIONE DELLA DIRETTIVA COPYRIGHT


Dopo tanta ostilità di alcuni, dopo tanto favore di altri, finalmente per un pugno di voti (una trentina) l’ha spuntata il “si” ed è stata approvata la direttiva europea sul copyright.

I grandi personaggi della musica e dello spettacolo l’hanno accolta come una manna dal cielo, una svolta epocale.


Mentre i giganti del web (google, youtube, facebook e da ultimo l’oracolo delle nuove generazioni, fonte di ogni sapere, wikipedia) hanno lanciato i propri “anatema” contro la direttiva, espressione, a loro dire, di una società del privilegio, improprio attacco alla “forza” del web, colpevole di censurare la libertà di espressione e di minare le radici della democrazia (responsabile forse anche dell’innalzamento dei mari??).


Di fatto, l’approvazione di questa direttiva ha messo un punto (fino a prova contraria) ad un dibattito acceso tra lobbisti, durato mesi, anzi ad una vera e propria guerra all’ultimo sangue, combattuta su tv e web, che (con la sorpresa di tutti gli esperti della materia) ha tenuto il pubblico in suspance meglio di una telenovela di successo degli anni ’80, con il merito, per la prima volta (o quasi), di aver utilizzato diffusamente la locuzione “diritto d’autore”, sconosciuta ai più, soprattutto se in abbinamento alla parola “web”.


Ma in tutto ciò, quello più preoccupato sei tu, povero internauta, abituato a postare, condividere e ricondividere a man bassa musica, fotografie, articoli di giornale, video e quant’altro, preoccupato che l’ultimo spazio che (credi) “privo di regole” (la rete), dove puoi (o meglio, pensi di poter) dire/fare (e anche baciare, lettera e testamento) di tutto e di più, senza alcuna preoccupazione o conseguenza, sia definitivamente incarcerato, con la possibilità concreta di essere perfino costretto a pagare una (ennesima) specie di “tassa” per i contenuti fruiti sul web.


Ma, tu, tapino, povera vittima del sistema, ti chiedi: cosa cambierà per me?!

Allora, siediti, respira, stacca gli occhi per due minuti da instgram e concentrati su quello che stai per leggere. (da sinistra a destra… leggere… ricordi come si fa?).

E adesso iniziamo ad analizzare con calma la situazione.


COSA CAMBIA CON LA DIRETTIVA COPYRIGHT: D’ORA IN POI IL MONDO VIRTUALE SARA’ UGUALE AL MONDO REALE


Innanzitutto, è ora che tu sappia che il web non è mai stato uno spazio “libero e privo di regole”, perché non è diverso dal mondo “reale”.

Ad esempio, se rivolgi a qualcuno, seppure personaggio pubblico, un commento offensivo sui social si chiama calunnia e diffamazione, vieppiù con l’aggravante.


Allo stesso tempo, se “sincronizzi” al video che hai postato sul tuo sito aziendale “We are the champion”, non è che perché è un brano famoso è altrettanto liberamente utilizzabile: ti servirà l’autorizzazione dell’editore dei Queen per l’uso del brano e quella del produttore per l’uso della registrazione, il che vuol dire che dovrai “pagare”.


Sai già che quando vai a suonare al pub con la band del dopo lavoro devi compilare il borderò in cui scriverai (solo) i brani che avete eseguito, no? Ecco, quella dichiarazione serve a versare i compensi agli autori (ed editori) del repertorio che hai utilizzato. Sul web, non c’è nulla di diverso, perché anche lì devi (o meglio dovresti) pagare un compenso ai titolari dei diritti sulla musica che utilizzi.


E questo non vale solo per la musica. Tutti gli altri contenuti (foto, video, articoli giornalistici, etc.), a meno che non sia espressamente specificato, non sono liberamente fruibili per ogni utilizzo ti passi per la mente, solo perché sono “presenti” on line.


La direttiva copyright ha avuto l’incombenza quindi di esporre a chiare lettere che il mondo virtuale non è diverso da quello reale e che, quindi, seppure lo abbia specificato solo per quel che riguarda l’aspetto di (questo sconosciuto) diritto d’autore, sul web vigono le stesse regole.


COSA C’E’ DIETRO L’UTILIZZAZIONE A TITOLO GRATUITO DEI CONTENUTI CREATIVI: PROFILAZIONE E PROFITTI


Chiarito questo, mi sorge una curiosità. Non ti preoccupi in alcun modo che ti profilino costantemente, pronto a “fleggare” come sei qualsiasi cosa per ascoltare un po' di musica “aggratis” o per seguire il tuo youtuber preferito e perfino per avere la tessera del supermercato che dimenticherai ogni volta dopo quella unica volta che c’era lo sconto di 30 centesimi sul caffè solubile, ma temi che sia una rinuncia alla tua libertà di autodeterminazione l’impossibilità di condividere sul tuo profilo social i video della tua serie preferita che hai scaricato (in qualche modo sconosciuto) da (qualche sito strano) dal web?


Quindi, non ti preoccupi quando in gioco c’è il controllo sulle tue abitudini di acquisto (e non solo), ma ti preoccupi di non potere postare o condividere contenuti, cosa che ti fa apparire più “social”, una libertà che comunque già per legge non ti spettava “appieno”?

Ti spiego.


In realtà la maggior parte delle volte che una piattaforma on line ti consente di accedere gratuitamente ad un materiale creativo (musica, video, rassegne stampe, etc.) non lo fa perché è buono di anima, ma perché quando approvi distrattamente le condizioni d’uso, nell’ansia di ascoltare tutti i successi di Gershwin (no, esempio troppo forbito, mi rendo conto..), di scaricare la app per dimagrire e guadagnare 10 € per ogni chilo perso (che non esiste, ma sarebbe un’idea fantastica!!) o la guida on line al giardinaggio fai da te, il provider guadagna, con imperscrutabili infinite modalità.


Tu non ti spiegherai mai perché da allora in poi durante la navigazione (e non solo) riceverai notifiche di pubblicità di ogni tipo, perfino di siti di incontri (d’altra parte, sei dimagrito: è ora di incontrare l’anima gemella!).

E mentre il provider guadagna, per i contenuti creativi che utilizza per “attirati” molto probabilmente non avrà versato nulla o quasi agli aventi diritto.


Ma questo ti pare giusto?

Se qualcuno sfrutta la mia arte, utilizza i contenuti che produco, vieppiù permettendo che lo facciano altri indefinite volte, ma tu, “povero” internauta, non pensi che mi potrei annoiare e magari smettere di creare?

Ecco perché la Direttiva è intervenuta, per recuperare un giusto equilibrio tra la libertà sul web e creatività.


GLI ARTICOLI PIU’ PROBLEMATICI DELLA DIRETTIVA


Entriamo nel vivo. I punti più discussi della Direttiva sono quelli di cui agli artt. 15 (ex 11) e 17 (ex 13).

In sintesi, il primo riguarda gli aggregatori di notizie (ad es. google news) i quali saranno tenuti a stipulare accordi di licenza con gli editori, affinché parte dei proventi da questi ultimi percepiti per l'utilizzo delle pubblicazioni di carattere giornalistico vada agli autori stessi.


Come vedi, questa previsione non ha te, internauta, come diretto destinatario.


Ma a ben guardare non sei tu il diretto destinatario neppure della seconda disposizione che stiamo esaminando.

L’art. 17 infatti impegna le piattaforme on line (es. youtube, facebook, etc.) a rispettare (e far rispettare) i diritti dei titolari dei contenuti creativi (musica, video, fotografie, etc.).


Anche qui l’obiettivo del legislatore europeo è fare in modo da stimolare la stipula di accordi di licenza tra le piattaforme e i titolari del repertorio di contenuti che saranno utilizzati.

Ma il punto è che il provider dovrà fare in modo che quando le opere o i materiali siano disponibili al pubblico vi sia al contempo un'autorizzazione dai titolari dei diritti.


Certo, qualche filtro, qualche misura preventiva di controllo sarà applicata, anche perché la piattaforma avrà una “responsabilità” (che prima non aveva) anche su tutte le opere o materiali o contenuti che siano caricati dagli utenti.

Ti aggiungo: nessuna link tax è stata introdotta, mentre meme e gif sono salvi, perché gli usi a scopi di parodia, critica, caricatura, citazione, etc. resteranno liberi.


Ti stai tranquillizzando, vero?

E’ possibile che il provider rimuova qualche contenuto che hai pubblicato, se non è riuscito a reperire il titolare dei diritti e a negoziarne con lui il legittimo utilizzo.


Anche perché gli internet provider (anche detti tecnicamente “prestatori di servizi di condivisione di contenuti online”) sono responsabili per atti non autorizzati di comunicazione al pubblico e messa a disposizione del pubblico delle opere e contenuti che tu carichi, salvo non dimostrino di avere “compiuto i massimi sforzi per ottenere un'autorizzazione” del titolare, di aver rispettato “elevati standard di diligenza professionale di settore” e di aver “agito tempestivamente” nel rimuovere i contenuti resi illecitamente disponibili sulla piattaforma, ogni qualvolta riceva una segnalazione motivata dai titolari dei diritti.


Quindi, il provider o si responsabilizza e ti “sensibilizza” o rischia, anche per te.

Si, di certo dovrai abituarti a rispettare il lavoro di autori ed artisti, avere maggiore scrupolo nel “carico/scarico” di materiali on line ed in questo senso sarà anche compito dei provider spiegarti le regole ed “educarti”.


Ma tu caro internauta, sul presupposto che se non c’è una remunerazione giusta “appassisce” lo slancio creativo di chiunque, muore la cultura (e si, anche la neomelodica fa parte del grande e democratico “calderone” del settore artistico-culturale), così finendo il giochetto un po' per tutti, hai ancora paura che la tua libertà sarà vincolata in qualche modo dopo questa direttiva?


Anche perché non sarà davvero mai in gioco la tua possibilità di accedere al web e di fruire al meglio di quanto già non faccia, perché i provider non rinunceranno mai ai proventi che ottengono consentendoti di realizzare una serie di attività gratuite on line; le modalità di fruizione, probabilmente, cambieranno a monte, ma stai tranquillo: tu continuerai ad essere profilato come e più di prima!


Ti ho già detto poi che destinatarie della direttiva sono peraltro solo le grandi piattaforme on line, mentre per i “piccoli” ci sono delle clausole di esenzione? No, va bene, ora lo sai.


IL SUCCESSIVO ITER DELLA DIRETTIVA


Il punto sarà di certo come gli obiettivi che si prefiggono le norme saranno raggiunti e questo in una duplice direzione. Per un verso, dato che la direttiva stabilisce il risultato da ottenere e non è direttamente applicabile, come sarebbe stato se si fosse trattato di un Regolamento, resta agli stati membri che ne sono i diretti destinatari l’onere di stabilire le modalità normative di attuazione.


E questo, detto tra noi, rischia di creare delle disarmonie, al contrario di ciò che si prefigge l’Europa per il digital single market.

In una seconda direzione, occorrerà capire come “tecnicamente” le piattaforme opereranno a tutela degli aventi diritto e nel rispetto del diritto d’autore.


Dato poi che la Direttiva è stata pubblicata in GUCE di recente e che gli stati membri avranno poco meno di due anni per il suo recepimento interno, con tutto il tempo quindi per il web di modificarsi, evolversi, creare altri problemi.. hai visto, caro internauta, che in fondo non hai poi molto di cui preoccuparti?


Per leggere il testo pubblicato sul magazine on line nuove frontiere del diritto, vai al link.


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