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LO STREAMING SALVA IL MERCATO DISCOGRAFICO IN TEMPI DI PANDEMIA

LA PANDEMIA E LA CRISI DEL SETTORE ARTISTICO


Tra i settori dell’economia mondiale più duramente colpiti dall’epidemia di corona virus indubbiamente si annovera quello artistico, messo in ginocchio da una crisi che si protrae da oltre un anno, i cui risvolti soprattutto a lungo termine sono ancora imperscrutabili.


Teatri, cinema, locali aperti al pubblico sono stati tutti chiusi e i grandi eventi rinviati a data da destinarsi, con la conseguenza che da oltre un anno non solo gli artisti non lavorano, sopravvivendo grazie agli sporadici aiuti del Governo e/o delle società di gestione collettiva; ma non si muove neppure l’indotto, con la conseguenza di essere fortemente penalizzati tutti i lavoratori del settore e i circuiti collaterali.


LA CRESCITA DEL SETTORE MUSICALE


Ma la crisi, in particolare per il settore musicale, pare aver riguardato solo i prodotti “fisici”, non già il consumo dell’immateriale, poiché in parte compensata dai risultati di netta crescita legati allo streaming.

È quanto emerge dal rapporto dell’IFPI, l'organizzazione che rappresenta l'industria della musica registrata in tutto il mondo.


I ricavi totali per il mercato globale della musica registrata sono infatti cresciuti dell'8,2%, dove quella dello streaming ha più che compensato il calo dei ricavi fisici, una crescita dovuta per lo più agli abbonamenti a pagamento.


Seppure il trend fosse già in questa direzione, è evidente che la pandemia sia stata un determinante fattore di accelerazione nella fruizione di musica on demand.


LO STREAMING

Ma come funziona lo streaming?


Quando si parla di streaming si intende una modalità di fruizione di un file audio o video, precedentemente compresso, in tempo reale, mentre “fluisce” on line, senza la necessità di scaricarlo sul proprio device.


Il contenuto creativo in questo modo verrà riprodotto sul dispositivo di destinazione (pc, tablet o mobile), a mano a mano che sarà reso disponibile.

Esistono poi due modalità di streaming, lo streaming on demand che consente all’utente di accedere al contenuto nel luogo e nel tempo desiderato; in questo caso i file audiovisivi già compressi si trovano su un server a cui l’utente si collega con il proprio dispositivo, che procede alla decompressione, consentendo la fruizione. In campo musicale, si annoverano servizi offerti dai provider Youtube, Spotify, Apple Music, mentre in campo video si ricorda Netflix, Amazon Prime, Deezer…


Lo streaming live invece assomiglia molto di più alle trasmissioni televisive, pur utilizzando compressioni dei file che alleggeriscano il carico sulla rete in modo da consentire all’utente la visione o l’ascolto in tempo reale.


LO STREAMING IN ABBONAMENTO


Lo streaming di musica in abbonamento funziona prevalentemente con abbonamenti su piattaforme o app scaricabili sul telefono che, ad un costo assolutamente sostenibile, consentono all’utente di accedere a cataloghi musicali di dimensioni pressocché illimitate.

Questo meccanismo ha sbaragliato ogni forma di concorrenza, sostituendo progressivamente non solo la vendita di prodotti fisici (album, cd), ma anche il download di musica.


LO STREEMING E’ UN VERO PASSO IN AVANTI?


Lo streaming rappresenta certamente un nuovo modello di fruizione di musica, che ha sostituito sia le vendite di cd e album, che il download.


Inoltre, finalmente, pare riuscire a coniugare le ragioni delle case discografiche, apparentemente salve dalla pirateria di contenuti, subita per anni, con quelle degli utenti che, a basso costo, hanno la musica nelle proprie mani, ovunque ci sia una connessione.


Gli utenti infatti oltre a potere accedere a basso costo a cataloghi illimitati di brani musicali, godono di un repertorio costantemente aggiornato, con risparmio di memoria del device mobile, oggi sempre più occupata dai numerosi selfie, scattati da tutte le angolazioni possibili.


Insomma lo streaming sembra essere davvero la manna dal cielo che ha democraticizzato la fruizione della musica, accontentando i player del mercato discografico, soprattutto in tempi in cui tutto il “fisico” sembra essere quasi del tutto tramontato.


Ma siamo davvero sicuri che fare salve le Major e soddisfare gli utenti che, sempre più ingordi di musica, da fan di un artista sembrano piuttosto declassati a meri “follower” della sua pagina social sia una vera evoluzione? Ai posteri l’ardua sentenza.


Di Giorgia Crimi.




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