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Il diritto d’autore senza limiti?

Aggiornamento: 5 ott 2019

Ollie Jones è morto di un male raro, a soli 4 anni. Era piccolo, ma aveva già maturato un vero attaccamento al personaggio di Spiderman, un eroe a cui era particolarmente legato.

Ne hanno parlato molti giornali.

Ma quando il padre ha chiesto di incidere sulla lapide il personaggio amato dal figlio, incredibilmente, si è visto opporre un secco e “politicamente corretto” rifiuto.

La Disney, che detiene i diritti sui personaggi Marvel, ha infatti rifiutato il consenso all’utilizzo del personaggio, seppure al di fuori di finalità commerciali e certamente nell’ambito di un “pubblico” assolutamente limitato.

Salvaguardare “innocenza” e “magia” dei personaggi Disney è la giustificazione che la Major ha opposto, seppure molto più probabilmente la spiegazione risieda nel timore di un rischio di “impropria” associazione tra l’eroe vincente e un tema tra i più “sfigati” che esistano, la morte di un bambino per un brutto male.

E’ chiaro che i titolari di un’opera creativa abbiano diritti assoluti su di essa, ma cosa c’è di più “assoluto” e incolpevole della morte di un bambino, lui si innocente? Certamente, si parla di macrocategorie diverse, non potendo essere messe a confronto questioni morali con quelle giuridiche.

Eppure qualche considerazione si può fare, anche semplicemente guardando al fatto che, almeno nell’ordinamento italiano ed europeo, il diritto d’autore si sviluppa anche su un fronte morale, seppure volto alla tutela del rapporto tra l’autore e l’opera che ne costituisce un’emanazione.

Al contempo, non si deve dimenticare che la ratio della tutela del diritto d’autore e della sua incentivazione è lo sviluppo sociale e culturale, perché la fruizione dell’opera consente la sensibilizzazione del pubblico destinatario, il quale sviluppa di conseguenza una maggiore empatia verso il prossimo e una maggiore attenzione al rispetto delle regole.

Quindi, sotteso al diritto d’autore e fondamento dello stesso è una ratio morale e civile.

Comunque, al di là delle argomentazioni strettamente giuridiche, ci si sarebbe aspettati un po' più di compassione umana da parte di un’azienda quale la Disney che genera profitti dallo sfruttamento di opere che fanno leva sul sentimento e sui sogni di tutti i bambini del mondo.

Il punto è: ma davvero la Disney può pensare che vedendo l’immagine di Spiderman sulla lapide di un bambino si sarebbe generata una disaffezione generalizzata al personaggio e/o una perdita in termini di immagine? bambini che appendono al chiodo il proprio esemplare di pupazzetto, genitori che si riuniscono in piazza per strappare album di figurine e bruciare in pubblico dvd, etc.

Personalmente, non ho mai smesso di amare le barbie anche se, già quando ero piccola, la bambola è stata stigmatizzata per le forme troppo sottili, colpevole di essere strumento che avvicinasse le ragazzine a praticare tecniche anoressizzanti; né tanto meno ho smesso per questa ragione di farci giocare le mie bambine oggi. Ma c’è di più.

Mutuando il ragionamento della Disney, bisognerebbe opinare che Elton John sia incorso in un irreparabile calo di vendite, dopo aver modificato (pare in una notte) il testo della sua “Goodbye Norma Jean” per dedicarla alla Principessa Diana nel corso del suo funerale, considerando che tutto il mondo non potrà mai dimenticare quel momento e quindi disinscrivere da quel tragico evento l’opera.

Eppure dopo oltre 20 anni al cantante dedicano anche dei film.

E chissà al contempo se anche Stevie Wonder avrà subito dei danni all’immagine, alla “magia” ed “innocenza” della sua musica dopo avere cantato al funerale di Micheal Jackson la sua “I never dreamed you’d leave me in summer”.

A parere della scrivente, l’opera artistica, musicale, cinematografica, editoriale che sia ha diritto di vivere di propria vita e trascendere anche il proprio autore, di cui è figlia ma con propria autonoma individualità.

L’opera creativa dovrebbe quindi trascendere il suo autore, anche facendo leva su quel valore morale del fondamento della sua tutela.

Certamente, mi interrogherò se sia il caso di boicottare “Cenerentola” e “Pocahontas”, nascondendo i dvd alle mie figlie. Molto più probabilmente, cercherò loro di spiegare che il denaro e le logiche di mercato non devono mai avere la meglio sui valori dell’uomo e della vita, anche quando si parla del mio amato diritto d’autore.

Per leggere l’articolo, pubblicato sul magazine on line diritto d'autore, vai al link.

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